Racconto: “Dall’alto”

di Alberto Rossi

Un altro racconto breve, che può essere letto (ma anche no) come prosecuzione del primo racconto “Caprioli e falchetti“.

Dall’alto

Ora il paesaggio, fuori dal finestrino, è già cambiato, il treno è molto veloce, si vedono i primi capannoni della zona industriale, poi le prime case di una periferia sempre più corta, meno periferia e “quasi-città”. Penso a cosa avrei visto, sentito, provato, se avessi fatto questo tragitto a piedi, impiegando anche dei giorni, con calma. Tanti, piccoli dettagli su cui soffermarsi un attimo, o un’ora, per assorbire qualcosa: un’informazione, un’intuizione, anche solo una sensazione…
« Trin! – Di nuovo! No, adesso nessuna previsione, non ci casco, chi sarà… sarà».
Infilo di nuovo la mano nella giacca. Ecco, i vicini di posto staranno pensando che sono uno di quelli ossessionati dai cellulari, lo vedo nei loro sguardi fugacemente accusatori, ma in effetti forse hanno anche un po’ ragione.
Vabbè, io guardo, tanto ormai stiamo arrivando in stazione e caprioli non ce ne sono più.
Ora sì, è una notifica di Facebook, un commento ad un mio post di ieri sera sulla mostra di Van Gogh. Avevo scritto che non mi è piaciuta per niente. Questo tizio, che non conosco di persona, mi sta dando del “cretino e presuntuoso”. Devo rispondergli. Subito!
Il treno però è arrivato in stazione, non posso fermarmi qui, raccolgo in fretta le mie cose e scendo. Forse è un bene, così ho più tempo per pensare a quale risposta dare.
L’appuntamento alla casa editrice è alle 9, ho ancora tre quarti d’ora, tanto è proprio qui vicino. Quasi quasi mi fermo in un bar, prendo un caffè e scrivo. Qui però i bar fanno abbastanza schifo, allora cammino. Cammino e penso. Penso a cosa sia davvero importante, per me oggi. Ribattere contrattaccando (con eleganza, però)? Spiegare meglio, difendendole, le mie considerazioni nel post?
Mi viene in mente il famoso falchetto, di nuovo lui. Lo vedevo guadagnare quota, senza alcuno sforzo, utilizzando una corrente d’aria contraria. Da lassù, non conta più il dettaglio, ma la visione d’insieme. Libertà di decidere dove dirigersi, nel silenzio. Libertà di scegliere dove porre attenzione.
Senza accorgermene, sono arrivato davanti al portone della casa editrice. Ecco, è qui che dovevo volare, è qui che il mio futuro può iniziare a srotolarsi. Non risponderò alle accuse “virtuali”. Vado a consegnare il mio manoscritto.

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